giovedì 27 gennaio 2011

ginnastica in acqua (o acquagym che dir si voglia)

Sto prendendo la fatidica decisione! Torno in piscina a fare l'acquagym!!!
Ho seguito un corso di acquagym per tutta la gravidanza e questo mi ha aiutato a non avere mai problemi di ritenzione idrica. Tra l'altro era bello entrare in acqua e sentire la pancia che galleggiava da sè...
Ora è necessario tornarci... Anche perchè la mancanza di tono muscolare mi sta facendo assumere definitivamente una forma da punto interrogativo. E ogni tanto la mia schiena si blocca.

Norman Rockwell, A lickin' good bath,
Brown and Bigelow Four Seasons Calendar,
Winter Selection, 1954

Però...
Sono terrorizzata dall'accumulo di impegni e dal perdere due meravigliose mattinate libere alla settimana.
Sono terrorizzata da costume e ciabattine fisse nella vasca ad asciugare dopo la piscina, tra le paperelle e i vari animaletti galleggianti per il bagnetto di Bia.
Sono anche terrorizzata dalla continua cura personale che il mettersi in costume due volte alla settimana comporta.
Sono terrorizzata dal freddo quando si entra e si esce dalla piscina...
Sono inoltre terrorizzata dal percorso fino alla piscina con il borsone carico di accappatoio, ciabattine, shampoo, balsamo, bagnoschiuma, crema idratante, deodorante... Tutta roba che pesa...
Ma chi me lo fa fare? La pigrizia sta riprendendo il sopravvento... Burp...

lunedì 24 gennaio 2011

Chi li fa i pop up?

Nella mia collezione di libri per l’infanzia, di recente intrapresa, vi sono due libri pop up meravigliosi. Del Mago di Oz di Robert Sabuda ho già fatto cenno (qui). L’altro è una vera e propria gioia per gli occhi. Si tratta di C’era una volta... (Rizzoli, 2010) di Benjamin Lacombe



Avrei voluto soffermarmi sulle sue bellissime bambine inquietanti, ma c’è un’altra questione che mi si è posta più urgente.

Da qualche parte ho letto che i pop up, essendo più costosi e complicati da realizzare rispetto ad altri libri, vengono prodotti in paesi in via di sviluppo, utilizzando anche il lavoro minorile.

Sul bel sito di Massimo Missiroli, che racconta la storia dei pop up, corredandola con immagini interessanti che riproducono quelli più antichi, e che soprattutto mostra come fare un pop up insieme ad un bambino, trovo solo questa informazione, pur importante: “Tranne pochi casi, i libri che oggi troviamo sul mercato in tutto il mondo vengono realizzati in Cina, Colombia e a Singapore dove hanno sede importanti case di produzione che riescono, grazie alla qualità di stampa raggiunta e ai tempi brevi di preparazione, ad assemblare manualmente migliaia di copie per ogni titolo” (Patrizia Ghirardelli, Massimo Missiroli, Il libro ha tre dimensioni, 1994/2003). 
Cina, Colombia: sono paesi dove lo sfruttamento del lavoro minorile è davvero molto diffuso.

Un’altra rapida indagine svolta tra i libri di Bia mi lascia interdetta: i libri cartonati per bimbi piccoli sono tutti stampati in Cina, tranne quelli della Pimpa e di Giulio Coniglio della Franco Cosimo Panini Editore, stampati e rilegati dalla Cartotecnica Montebello di Vicenza. Le Filastrocche dei mostri di Susanna Buratto, illustrato da Anna Curti ed edito dalla Giunti Kids è stampato in Cina, ma riporta un bollino sul retro, che recita: “non è stato sfruttato il lavoro di NESSUN BAMBINO per realizzare questo prodotto”. Ne sono lieta e mi chiedo se la necessità di precisare la cosa non getti un’ombra sull’editoria per l’infanzia in generale e su come vengono realizzati alcuni di questi libri.

Tra i libri illustrati per bimbi più grandi o per ragazzi che sto collezionando c’è una buona percentuale di prodotti realizzati in Cina, con l’eccezione delle edizioni ARKA, che ha stampato in Italia La bambina nel Castello dentro il Museo di Kate Bernheim con le illustrazioni di bimbe (anch’esse inquietanti, ne dovrò parlare in un altro post) di Nicoletta Ceccoli. La Margherita edizioni ha stampato a Cernusco sul Naviglio (MI) Maleducato!, di Taï-Marc Le Thanh, illustrato da Rébecca Dautremer. I buchi presenti nei meravigliosi Il libro che aveva un buco e Il libro che aveva due buchi, raccontati e illustrati da Domitille e Jean-Olivier Héron, sono stati realizzati a Prato per Motta Junior.



I miei preziosi pop up, invece, sono entrambi stampati in Tailandia.
Da sempre ho preferito nei miei acquisti prodotti che non fossero “made in China”, anche se solo da pochi anni è diventata per me una scelta cosciente di boicottaggio di un’economia basata sullo sfruttamento dei più deboli. Cercando informazioni in internet, sembrerebbe la scelta più giusta da fare (vedi i consigli della Laogai Research Foundation Italia). Ognuno di noi però sa quanto possa essere complicato (vedi qui).
Al di là di possibili rischi per la salute, dovuti all’utilizzo di inchiostri tossici nella stampa di libri per bambini (vedi qui), mi lascia una discreta inquietudine l’idea di libri per bambini realizzati dalle mani di bimbi cui non sono destinati. Bimbi che forse neanche li desiderano più, bimbi per i quali è più impellente il bisogno di sfamare se stessi e la propria famiglia.


Nel 2008 la “miglior collana di divulgazione” del Premio Andersen fu giudicata essere “Paesi e popoli del mondo” della casa editrice EDT-Giralangolo. Tra i titoli presenti in collana, Thi Thêm e la fabbrica di giocattoli di Françoise Guyon, illustrato da Roger Orengo, parla di una bimba vietnamita, obbligata a lasciare la scuola per andare a lavorare in una fabbrica di giocattoli. Thi Thêm costruisce i giocattoli con i quali non può giocare, destinati ad altri bimbi più fortunati.
Cito dalla presentazione del libro: “La storia, a lieto fine, è accompagnata da illustrazioni che riflettono nei tratti, prima morbidi e acquarellati poi duri e pesanti, il passaggio dal sorriso di Thi Thêm alla fatica del suo lavoro. Il libro contiene un'appendice sull'azione dell'UNICEF in difesa dei diritti dei bambini contro il fenomeno del lavoro minorile”.
Ed è proprio l’UNICEF a consigliare “politiche di acquisto che assicurino l’interesse e la tutela dei minori. Naturalmente l’UNICEF assume in prima persona una politica di acquisto child-labour free quando si trova ad acquistare da società private i manufatti e le attrezzature necessari per la realizzazione dei suoi progetti in tutto il mondo” (UNICEF, I bambini che lavorano, Roma 1999, 2007).

Non sono riuscita ad andare più a fondo di così. Non sono una giornalista, ma mi piacerebbe essere maggiormente informata quando compro con gioia piccoli tesori di carta. Se qualcuno sa qualcosa in più, me lo faccia sapere e gliene sarò grata.

giovedì 20 gennaio 2011

Un giorno... Van Gogh

Ieri ho avuto la fortuna di vivere due potenti emozioni.

La prima mi ha travolto nella libreria per ragazzi Giunti in piazza Ss. Apostoli a Roma. E' una bellissima, enorme libreria per ragazzi, dove ho individuato alcuni dei miei prossimi acquisti (slurp!).
Tra uno scaffale e l'altro, sfogliando i libri più belli, mi è capitato tra le mani un libricino della Ape Junior dalla copertina cartonata, intitolato Un giorno (di Alison Mcghee, illustrato da Peter H. Reynolds). 

Acquerello di P.H. Reynolds
per la copertina di Un giorno

L'ho aperto e già la prima pagina mi ha catturato: "Un giorno ho contato le tue piccole dita e le ho baciate ad una ad una".
L'ho letto tutto in pochi secondi, sempre più emozionata. Alla fine piangevo come una fontana da sola nella libreria. Il libro mi si è incollato alle dita, l'ho pagato e me lo sono portato con me... Lo consiglio caldamente ad ogni mamma, soprattutto ad ogni mamma di bimba!


Subito dopo sono stata alla mostra su Van Gogh al Vittoriano a Roma.
Ho ammirato moltissimo i disegni inchiostrati, a volte con lumeggiature bianche. Sono rimasta a lungo davanti all'acquerello Bruciatore di sterpi con la moglie (1883). Ma il quadro sconvolgente, davanti al quale si potrebbe stare tutta la vita a scrutare la materia, il colore che si protende dalla tela, è Cipressi con due figure femminili (1889). Qualsiasi riproduzione non rende assolutamente la pennellata straordinaria, il movimento impresso al colore.

Vincent Van Gogh
Cipressi con due figure femminili
, 1889
olio su tela, 91,6 x 72,4 cm
Kröller-Müller Museum, Otterlo

Anche da qui sono andata via (oltre che con il solito quadernetto per appunti con riproduzione di un'opera di Van Gogh non presente alla mostra) con un libro: Vincent a Theo. Van Gogh in parole e colori, a cura di Alessandro Rovetta, Pagina, Bari 2003, 2007. E' un'edizione molto piacevole, dall'aspetto un pò didascalico, ma d'altra parte c'è solo da imparare e non vedo l'ora di leggerlo!

domenica 16 gennaio 2011

La tv dei bimbi: solo spazzatura?

Prendo lo spunto da una discussione aperta da Caia e dal tema da lei proposto per Piccolini TV per rielaborare qui un commento lasciato sul suo blog. Anche in questo caso mi limito a esporre la mia esperienza personale, convinta che della televisione si possa benissimo fare a meno. Sono però rimasta molto sorpresa di constatare come la tv sia considerata tout court un mostro, tale da spaventare i genitori più colti!


La tv è un medium, che può veicolare cose diverse, come lo è un libro, un quadro, una canzone, internet. Con le immagini e la velocità delle immagini i nostri bimbi dovranno convivere e non è un bene o un male: è la nostra (e ancor più sarà la loro) realtà.
Noi non l'abbiamo mai demonizzata. Per un anno non l'abbiamo avuta affatto, ora scegliamo con attenzione cosa guardare, non perchè la tv spazzatura ci faccia paura: semplicemente ci annoia profondamente.
Per quanto riguarda noi adulti, si possono scovare nella terribile programmazione quotidiana alcuni programmi molto interessanti, che possono aprirti sguardi sul mondo. Ma non entro nel merito...

Nel caso dei bimbi, credo che la tv diventi un mostro se ve li si lascia davanti disarmati e se non gli si danno tanti altri spazi per giocare, ballare, cantare, correre in un parco.


Fin da piccola Bia ha visto dvd che sceglievamo per lei, tra cui il più gettonato era Winnie the Pooh, solo il primo, il classico tratto dai libri di Milne, che avrà visto migliaia di volte in lingua originale e che io trovo incantevole. La Disney, presa nei suoi aspetti più classici e meno commerciali è ancora il regno dei sogni e dei buoni sentimenti!

 
Inoltre, le abbiamo fatto vedere abbastanza presto Rai Sat Yoyo, che trasmette solo cartoni adatti ai bimbi più piccoli e che spesso hanno un taglio didattico. All'inizio Bia restava incantata soprattutto dai Teletubbies, che ogni adulto sogna di mettere al muro e fucilare, ma che un bimbo trova stranamente rassicuranti.

I famigerati Teletubbies

Ora i suoi gusti sono più variegati ed elaborati. Alcuni cartoni per bimbi sono fatti davvero bene e sono dei piccoli capolavori di grafica e animazione in 3D. Tra i miei preferiti vi sono Il teatro di Esopo e Pocoyo.


Il teatro di Esopo è un prodotto coreano,
distribuito dalla canadese Cake Entertainment

Al di là dei contenuti morali, vi è presente un'ironia, un gusto dell'assurdo, un'elaborazione di temi tramite la teatralità che vorrei che entrasse nel DNA di Bia (noi tutti vogliamo che i nostri figli ci assomiglino)!

Pocoyo, realizzato da Zinkia Entertainment, Madrid

Tenerissimi sono anche il fiammingo Hopla e i funghetti di "Boom and Reds". Ma ce ne sono tanti altri davvero belli. Si dovrebbe dedicare un blog solo a questo!
Nella programmazione di Yoyo, tra l'altro, ci sono alcuni classici, come la Pimpa e i Barbapapà. Io amo tantissimo soprattutto la creatura di Francesco Tullio Altan, con la sua curiosità e la sua capacità di far volare anche le mele!

Bia segue solo quello che le piace e quando le va. Mentre guarda i suoi programmi preferiti, per tutto il tempo mi chiede "Chi è quetto qui? E chi è quetto qui?". Così le elenco pere, mucche, conigli, alberi, foglie, pinguini e foche. Se non le va di vedere la tv, se ne va a fare altro, oppure dice "no yoyo!" (chiama "yoyo" la televisione in generale). A volte chiede espressamente di vedere "Pooh" o "Tilly" (che sarebbe Trilly, sempre della Disney). Per Natale abbiamo avuto in regalo "Fantasia" e lo guarda quasi tutto con attenzione. Le piace tanto il pezzo dell'Apprendista stregone con Topolino, ma anche fate, fiori e pesci che si muovono sinuosi a suon di musica classica.

Bianca ha 22 mesi, ma fin da piccolissima ha avuto un rapporto personale con i personaggi dei cartoni. Sono suoi amici e vive tutte le loro emozioni con partecipazione. L'ho anche portata a teatro a vedere lo spettacolo della Disney, che io ho trovato terribile (un biglietto costosissimo per un'ora e mezza di playback con gli attori che muovevano le labbra a caso). Lei è rimasta tutto il tempo incantata a fissare il palco rutilante di luci, musica e colore.

La tv ha il suo spazio nella vita di Bianca, ma non ha tolto spazio ai libri, al gioco, alle coccole, alla musica.
Oltretutto, credo che la necessità di rivedere all'infinito sempre le stesse cose sia un bisogno dei bimbi per apprendere e credo che l'abbia aiutata ad arricchire ulteriormente il suo vocabolario: ha una parlantina incredibile.

Non è mai lasciata sola con la tv e non le capita mai di vedere cose che non siano adatte a lei, che d'altra parte non le interessano minimamente. Normalmente combattiamo per poter vedere un telegiornale, visto che la considera un'intereferenza indebita (e allora inizia a ripetere "no yoyo! no yoyo!").


Io guardo sempre la tv con lei e parliamo insieme delle cose che vediamo. In effetti, grazie alla tv riesco a pulire la cucina o a caricare la lavastoviglie, ma sono ad un metro da lei e non smetto mai di interagire con lei (ho un angolo cottura in un ambiente che contiene tutta la casa a parte la stanza da letto e il bagno, quindi siamo sempre tutti insieme).

Credo sia invece sbagliato utilizzare la tv come babysitter o tenerla accesa come sottofondo costante. E, stranamente, la vedo più pericolosa quando il bimbo raggiunge un'età più matura, quando, se lasciato solo, sceglie la compagnia della tv in modo forse più morboso.
Un bimbo piccolo preferisce sempre giocare con noi, piuttosto che stare inattivo a fissare uno schermo. Basta un pò di musica e lei urla "Balli, mamma!!!". E si va in pista!

giovedì 13 gennaio 2011

La mammapappa

Dunque... Ammetto che avevo delle remore a parlare nel blog di una cosa che tutto sommato considero privata! Però... però... Ieri ho partecipato ad una discussione tra alcune mamme sulle nottate passate a gestire risvegli notturni e oggi ho letto un post di Nuvole sull'allattamento. Ho iniziato a risponderle in un commento che è diventato chilometrico e ho capito che forse anche io avevo da dire qualcosa sull'argomento!

E' solo la mia esperienza e vale come tale. Ogni bimbo è diverso, ogni mamma ha le sue esigenze e il rapporto che si crea tra mamma e bimbo è una cosa assolutamente privata. Ho trovato, però, molto interessante questo articolo di Alessandra Bortolotti, cui sono arrivata tramite il commento di Piccolalory al post di Nuvole.

Io allatto ancora Bia, che ha 22 mesi. La allatto di giorno e di notte, a richiesta. Alcune volte spesso, altre volte meno, altre volte troppo!
Di giorno chiede il seno quando vuole fare il pisolino ("nannapappa" la chiama), oppure quando mi rivede dopo qualche ora che l'ho lasciata col suo papà o con i nonni. A volte non le va di mangiare altro e chiede a gran voce la sua "mammapappa".
La sera si addormenta di nuovo con la "nannapappa" e durante la notte i suoi frequenti risvegli durano pochissimo solo grazie all'immediata risposta alla sua richiesta di "pappa, pappa, mammapappa". Si addormenta solo così e in pochissimo tempo. Tra l'altro, dorme nel lettone, quindi praticamente si gira verso di me e si serve da sola! Se volessi addormentarla in un altro modo, dovrei alzarmi, prenderla in braccio, cullarla con forza e aspettare che la fatica delle mie braccia e la stanchezza di tutte le lacrime del mondo la facciano crollare. Troppo faticoso, fisicamente ed emotivamente.

Ho attraversato e attraverso tutti i dubbi e le perplessità che vengono a tutte le mamme (soprattutto per la mancanza di sonno e per i commenti continui degli altri) e ancora mi chiedo spesso "fino a quando?". Questa domanda resta senza risposta e non posso che aspettare gli eventi.
Bia non ha mai voluto il ciuccio, detesta il biberon, il latte vaccino l'ha sempre disgustata.
L'allattamento al seno ha avuto le sue difficoltà nei primi mesi (piangevo dal dolore), ma ora è perfettamente rodato, gratifica me e lei e, anche volendo, non riuscirei a convincerla di dover fare a meno di una delle cose che la rendono più felice e che lei ha sempre dato per scontata (a partire da un'ora dopo la sua nascita).
Mentre l'allatto la riempio di coccole (sono le uniche volte che sta ferma!) e lei mi guarda con i suoi occhioni blu, con la stessa espressione che aveva quando, appena nata, me l'hanno messa sulla pancia.

Orazio Gentileschi (1563-1639),
Madonna col Bambino, Galleria Corsini Roma

Detto questo, mi piacerebbe dormire 8 ore di seguito e considerare di nuovo il letto il territorio in cui incontrare mio marito! Temo il distacco definitivo e contemporaneamente attendo i giorno in cui si berrà la sua bella tazza di latte!

Théophile Alexandre Steinlen (1859-1923),
Lait pur Stérilisé de la Vigeanne
, 1896-1900

Quando ci svegliamo la mattina la guardiamo, spaparanzata al centro del lettone, con le gambe e le braccia spalancate, spesso in diagonale, e siamo sempre più estasiati dalle sue guanciotte rosee, morbide, calde e profumate! E' la nostra bimba! Il lettino ci sembra troppo piccolo per lei, padrona incontrastata del lettone e del folle amore dei suoi genitori.

martedì 11 gennaio 2011

La biblioteca per quando Bia sarà più grande

Tutto è cominciato nell'estate del 2009, con un'edizione di Pippi Calzelunghe regalata a Bia da zia MB.
Bia aveva 4 mesi, decisamente pochi per comprendere l'anarchia presente nelle pagine di Astrid Lindgren. Così ho riposto il libro sul cassettone, in attesa di poterglielo leggere ogni giorno un pò (intanto però l'ho letto io!!!).

Astrid Ligdren, Pippi Calzelunghe,
illustrazioni di Ingrid Vang Nyman,
Salani, Milano 1988, nuova edizione 2008


A Pippi è seguito Winnie the Pooh, quello originale pubblicato da A.A. Milne nel 1926, con le illustrazioni di Ernest H. Shepard. Stavolta era un regalo di zia Titta.

A.A. Milne, Winnie Puh,
illustrazioni di Ernest H. Shepard,
Salani, Milano 1993

Quei due libricini sul cassettone si sentivano un pò soli. Così ho cominciato a dargli compagnia, con l'idea di creare una piccola biblioteca per la mia gnometta, per quando avrebbe raggiunto l'età per riuscire a stare ferma ad ascoltare... Un pò alla volta la cosa mi ha preso la mano e, anche se continuo a dire "per quando Bia sarà più grande", ormai sta diventando la mia piccola collezione di tesori, libri per l'infanzia talmente belli e raffinati da essere preziosi non solo per i bambini, ma anche per un adulto con l'estremo bisogno di meraviglia.

La verità è che la nascita di Bia mi ha regalato una nostalgia delle cose più belle della mia infanzia. Tra queste una delle più importanti per me è il ricordo dei libri di favole e di avventure, nei quali mi perdevo e dai quali riemergevo con difficoltà.
E poi... la libreria della signora Carrano, in via dei Principati a Salerno.
La signora Carrano vive ancora nel palazzo in cui vivono i miei genitori e quando torno a Salerno la incontro spesso. E' proprio la simpatica vecchina che immagini debba stare nella libreria delle favole. Quando la vedo penso sempre alla sua libreria, che non esiste più. Era piccola e piena di libri riposti su scaffali che si susseguivano in altezza, anche laddove ci voleva la scala per raggiungerli. Le moderne librerie per ragazzi hanno scaffali bassi e i libri sono esposti con la copertina in bella vista, all'altezza di chi deve comprarli. Nella libreria della signora Carrano non era necessario. Le costole delle edizioni più belle attiravano come dolci! Forse è da allora che ho imparato ad apprezzare un libro anche solo perchè ha una bella edizione e un buon odore.

lunedì 10 gennaio 2011

Libreria L'Aventure

Terrorizzati dai saldi appena iniziati, sabato pomeriggio io e il Maritino abbiamo passato un'oretta deliziosa nella Libreria L'Aventure di Roma (si trova in via del Vantaggio, una traversa di via di Ripetta). Mentre il Maritino si è perso tra i fumetti d'autore in lingua italiana, io ho sfogliato con l'acquolina in bocca i libri illustrati per l'infanzia, tutti in lingua francese. Non sembrava di essere a Roma, in effetti. La maggior parte dei volumi sono in lingua francese e nella libreria si sentiva parlare solo in francese. Non ho comprato nulla, perchè negli ultimi mesi ho esagerato in libri, ma è stato estremamente piacevole scoprire questa piccola barchetta silenziosa che naviga nel bello!

Libreria L'Aventure, Roma

sabato 8 gennaio 2011

I magneti di Cavallini Papers

Per Natale abbiamo regalato a Bia dei bellissimi magneti di Cavallini Papers & Co. Lei adora giocare con le calamite sul frigorifero, ma io non ho mai potuto soffrire quelle terribili cose plasticose che riproducono cibi o altre amenità. Alla fine però avevamo avuto un'invasione lenta e subdola di sorpresine magnetiche uscite dai formaggini con personaggi dei cartoni, smangiucchiate da dentini in uscita!
Ora guardo con soddisfazione il mio frigo ricoperto da magneti che riproducono un bellissimo alfabeto degli anni '30, completo di filastrocche inglesi. Bia gioca a staccarli e a riattaccarli. Quando sarà più grande imparerà le lettere e le filastrocche. Ed estetica e didattica sono salve!

mercoledì 5 gennaio 2011

Una bimba pop up

Nuovo anno! Però... passa il tempo...

Dopo le vacanze dai miei, sono tornata più, come dire, in carne.
Bia invece è tornata con gli orari stravolti, una passione per la pizza e il cioccolato (per il momento, grazie al Cielo, non l'uno sull'altra) e l'incredibile capacità di elencare numeri: "due, te, quatto, sei, noee, teci". I numeri mancanti non sono rilevanti nel suo sistema tecimale.
Sa anche i nomi di tutti i colori più importanti (magenta e ciano per il momento non sono considerati tali). Al di fuori di ogni possibilità statistica, però, se le chiedi di che colore è una cosa non associa mai il nome giusto al colore giusto. Questa è vera libertà espressiva!
Canta a squarciagola Heidi, con notevole intonazione. Al momento però sta cantando "Acca auguugli a te, acca auguugli a te, acca auguugli a mamma, acca auguugli a te!!!". Non è il mio compleanno, ma canta tutto il giorno e non credo che sappia cosa sia un compleanno.
Ha preso inoltre l'abitudine di urlare "Iuto!!!" (Aiuto) piangendo come se la stessero scannando, con lacrimoni giganteschi e urla strazianti, ogni volta che non vuole stare nel passeggino. Per strada una bambino che piange e chiede aiuto genera odio istintivo nei confronti del malvagio genitore. E' imbarazzante...

Passiamo ai libri!!!
Per Natale, Bia ha avuto da zia Titta un altro libro di Giulio Coniglio. E' il libro giusto in una fase della sua vita in cui Bia ha perso il gusto del bagnetto e lo vive come una terribile tortura. Il suo preferito comunque è Giulio Coniglio e la luna, che leggiamo sempre prima di andare a letto. Lei ha una passione per la lumachina, che è convinta che si chiami "biuco" (bruco).
Ad ogni modo, viva Giulio Coniglio! e anche Nicoletta Costa!



Io invece ho avuto dal maritino un bellissimo pop-up di Robert Sabuda, un genio del pop up: Il Meraviglioso Mago di Oz. E' una vera e propria opera d'arte e d'ingegno!



Inoltre, mi sono comprata Il bambino con il pigiama a righe (BUR, Milano 2006) di John Boyne. La rassicurante compertina a righe celesti non deve ingannare. Neanche il fatto che il protagonista è un bimbo di 9 anni e che il lessico saltella con astuzia dal mondo dei bambini alla crudezza dei fatti posti in essere dagli adulti. Forse si può definire un libro per ragazzi, anche se credo sia più adatto agli adulti. Assolutamente non è per bambini. E' molto bello e, d'altra parte, ha avuto un notevole successo editoriale. L'ho letto di notte, mentre Bia dormiva accanto a me. Dopo non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a chiedermi come avrei potuto difendere la mia piccolina da tutto il dolore del mondo, di cui prima o poi scoprirà l'esistenza... E so bene che non potrò...